Lettera nel giorno della Befana a mio padre


In questi giorni sono triste. Stasera, mentre mi arriveranno i messaggini della Befana e le mamme prepareranno le calze ai loro bimbi, penserò a quella notte di tanti anni fa, tanti che non ricordo più, nove o dieci? a me sembrano millenni. Ero una ragazza, ero grande, ma non lo ero ancora abbastanza per essere pronta a salutarti. Anche se pronti non lo si è mai, 28 anni non è un'età giusta per perdere un genitore. 

Mi hai sempre detto che quando te ne saresti andato avrei dovuto piangere la tua assenza, ma non il tuo aiuto e mi hai dato presto strumenti per essere autonoma e indipendente, mi hai spinto a viaggiare per quel che si poteva, a essere curiosa e intraprendente, a non avere paura (ma su questo non sono mai stata brava), a migliorarmi sempre e a fare da sola tutto quel che potevo, un cacciavite non mi ha mai spaventata e nemmeno uscire da sola la sera (cucinare forse sì!), a perseguire i miei obiettivi e a prendere un treno al volo nel vero senso della parola, qualora fosse servito. Ero autonoma, indipendente economicamente, ma non ero pronta a perdere te.

Mi hai insegnato a guardarmi dalle false amicizie ma al tempo stesso a non aver paura di parlare con tutti, ma lo stesso non ho saputo capire chi fosse sincero e chi meno, mi hai insegnato ad andare oltre l'apparenza e ad essere aperta a tutti, l'anticonformismo ti è sempre piaciuto e volevi che ragionassi con la mia di testa, studiando, leggendo e informandomi, che studiare non è l'università, ma l'apprendimento per migliorare se stessi e le proprie conoscenze ed essere una spugna. Ho assorbito tutto, ma non ero pronta a farlo senza di te. 

Mi hanno detto che ti somiglio perché rido sempre, in verità se non fosse per le poche foto che ho di te (che preferivi stare dietro la cinepresa e la macchina fotografica) inizio a non ricordarti più, le immagini si sbiadiscono e spesso, la mia mente inventa le tue parole perché la tua voce ormai non la ricordo più. Mi domando come sarebbero stati questi anni se tu fossi stato qui, se tante delle sofferenze venute dopo sarebbero state lenite dalla tua presenza, mi domando come sarebbe stato il nostro rapporto, perché alla fine so bene che litigavamo tutti i santi giorni e non ti davo retta mai, neanche una volta. Ma chi ha un rapporto perfetto col proprio genitore?
mio padre
mio padre Piergiorgio

Mi sono lasciata mangiare dai rimorsi, dai rimpianti, da quello che avrei potuto fare quando c'eri ancora, da quello che avrei potuto fare quella lunga notte, da ciò che avrei potuto dirti non sapendo che sarebbero state le nostre ultime battute, dal tempo che non ho passato con te, preferendoti sempre gli amici e il fidanzato, da ciò che avrei dovuto fare di buono nella mia vita. Ma alla fine ho fatto pace con tutti questi pensieri, perché ogni giorno la vita bussa alla mia porta e devo sempre farmi trovare preparata e non crogiolarmi in pensieri che non portano a nulla (come dicevi tu, lo so perché me lo hai scritto). Ma qualche volta non ce la faccio e mi incupisco, non ho voglia di uscire né di sorridere al mondo.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di me, delle cose che ho fatto, della mia vita, dei miei errori, di dove sono arrivata, delle strade percorse e degli intoppi. Ma non lo saprò mai. E forse è quel mai tanto ricorrente a farmi male. Nonostante i problemi, il passato, le persone brutte incontrate, le lacrime e le disillusioni, sono felice. E se lo sono forse è anche merito tuo, perché lo eri sempre e me lo hai messo a fuoco nel DNA, insieme a tante altre cose belle e altre brutte. 

Mi sarebbe piaciuto che ci fossi stato nei bei momenti, quando sono felice, quando ho messo a segno qualcosa di positivo, ma tanto anche quando c'eri mi dicevi di andare a festeggiare con gli amici e il fidanzato, che quella era la vita e te ne restavi a casa beato e contento per me. Mi sarebbe piaciuto che ci fossi stato quando tutto andava male, per asciugare le mie lacrime e consigliarmi, per allungarmi qualche soldo, per accompagnarmi, per risolvere il problema. Ma la verità è che, quando c'eri, non succedeva, perché mi hai insegnato a fronteggiare tutto da sola e anche se allora non ho saputo capire, ti dico grazie.

Tu, che forse ho iniziato a conoscerti veramente dopo quella notte, dalle tue lettere, dalle tue poesie, dai racconti di te di chi ti ha amato e di chi ti ha conosciuto, perché ho smesso di vederti come figlia e ho iniziato a conoscerti per l'uomo e la persona che eri realmente, tu che eri così strano e diverso dagli altri padri, che mi hai educata in modo strampalato, cantandomi la canzone di Sordi in "Polvere di stelle" al posto della ninna nanna, facendomi ascoltare la Rettore da bambina e vedendo insieme Ombre Rosse che forse neanche sapevo parlare. Mi hai messo in mano dei libri che avrei poi riconosciuto alle superiori e fatto mangiare i piatti più strani. Mi hai messo nel tuo sacco sulla schiena camminando in alta montagna e insegnato il canto delle Dolomiti e il colore delle loro rocce.

Mi hai detto di scrivere, di scrivere sempre quello che mi passava per la testa e di non vergognarmi di ciò che scrivevo. E per questo ti ho scritto questa lettera, perché è l'unico modo che ho ogni anno per raggiungerti, per farti conoscere alle persone che amo e che non ti hanno mai incontrato e per togliere dai miei occhi quell'immagine fredda di te, sulla barella di un pronto soccorso senza umanità, coperto da un lenzuolo, con le gambe troppo lunghe e i piedi che quasi uscivano fuori e le persone che mi parlavano come un disco in lontananza, mentre nessuno capiva il mio dolore. Perché saper far da soli è un conto, ma esserlo tutto ad un tratto di fronte al mondo.. un altro. Nudi. Chissà se tu continui a scattarci foto e a farti tante risate e pensi che "sta fija è proprio 'na gran fregnona, ma che te piagni".

A mamma ci pensiamo noi, non preoccuparti. Ti lascio andare anche per quest'anno, stammi bene, papà.

Commenti

  1. Ciao Marta, ti ho taggata per un gioco, se ti va di partecipare passa per il mio blog per capire come funziona l'iniziativa.
    Un saluto

    Marco

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  2. Ciao Marta, ti leggo e scopri quanto siamo simili. Io sorrido sempre perchè mi sembra di farlo rivivere. Ti abbraccio fortissimo

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    1. Il sorriso è la cura più potente per ogni cosa. Un abbraccio grande e sincero.

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